Riflessioni leggere

Una serie di pensieri e ricordi si affacciano stamattina nella mia testa ed un senso di malinconico languore. Non sono nemmeno sotto ciclo, quindi è cosa seria. Queste riflessioni oggi non saranno ignorate, come faccio spesso, per mia pace e quieto vivere. Da bambina raccoglievo i pensieri del giorno e aspettavo il buio della mia stanza a sera per farli scorrere, per fantasticarci sopra. Prematuri tentativi di riflessione. Oggi, mi assicuro che quando arriva il buio della camera da letto, il corpo sia sfinito per permettere alla testa di non pensare. Tardivi tentativi di lievità.

Mi sono ricordata di una gara in bicicletta di tanti anni fa. Vi partecipai con la mia Graziella blu, tutti gli altri erano in moderne mountain bike. Ricordo il senso di vergogna che provai e le parole di incoraggiamento di papà. Diceva di fregarmene di cosa pensassero gli altri e di divertirmi. Così feci allora e così ho tentato di fare tutta la vita. Oggi mi sento un po’ indietro però, perché mi sembra di pedalare la vita con una ruota sola. Pedalo e pedalo ma non arrivo alla meta prefissa. Il bello è che poi penso che una meta io non me la ero nemmeno data! Ma è un pensiero universale che gli anni passano e ci si chiede cosa si è tralasciato di fare. Mi consolo, ognuno è felice come può e infelice come non sa.

Bella madre

La mamma è mamma, diceva mia nonna. Sua suocera era una donnina minuta con una grande gobba alla schiena. Un giorno, durante una scaramuccia con nonno, mia nonna gli disse che poteva andare a farsi benedire lui e quella sciummuta (gobbuta) di sua madre. Lo sdegno di nonno fu grande, non tanto per la benedizione, quanto per il fatto che sua madre fosse stata offesa in quel modo. Non ricordava affatto che la donna fosse sciummuta, anzi!

La mamma è mamma, diceva mia nonna.

Anni fa il mio ex rimprovero’ sua sorella quattordicenne per il cattivo odore delle ascelle. La ragazzina ci rimase malissimo e scoppiò in lacrime. Ricordo che lo rimproverai e gli dissi: “scusa, te la prendi tanto con tua sorella in piena pubertà e non ti accorgi delle ascelle cipollate di tua madre?”. La sua reazione nel sentire la mamma denigrata ve la lascio immaginare. Pensai che in effetti da bimbo, ammucciato nelle braccia della madre, era stato allattato al seno a latte e cipolle. Il primo ricordo dell’odore della mamma.

La mamma è mamma, diceva mia nonna. Ed aveva ragione.

Requiem e ricordi

In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen. Si celebrava il funerale di Donna Mimina. Un funerale sentito, meridionale, a cui partecipava tutto il paese.

Nonostante si fosse abbandonata da un bel po’ la pratica delle chiangimorti (le prefiche) le comari del paese si sentivano in dovere di versare lacrime copiose e rumorose. In fin dei conti era morta la Farmacista, che con il prete, il medico ed il sindaco, rappresentava l’eccellenza a cui riverire. Nei due giorni precedenti, la morta era stata esposta dentro casa, secondo sue indicazioni. Era stato allestito il letto con il corredo migliore e Donna Mimina deposta su di esso con la camicia da notte più bella. Doveva sembrare come se dormisse e si potesse svegliare da un momento all’altro. Infatti la Farmacista aveva dato disposizioni non la si toccasse per due giorni e due notti. Temeva o auspicava in una sua finta dipartita.

I paesani sfilarono di fronte a Donna Mimina incessantemente.

-Matonna quantu sta bella!

-Veti veti sta proprio serena.

-Quiddu sorriso che tiene. Si vete proprio che si è liberata dallu dolore!

-Nà nà ma che colorito, bella fatta proprio sta, Recchiem eterna.

Il tutto in una profusione di segni della croce, carezze e baci sfiorati alla morta, come da migliore tradizione meridionale.

In un angolo appartato sedeva Titino, il figlio di Donna Mimina. Le donne lo guardavano con compassione.

“Cummà” fece una donna all’altra, “ti ricordi a quannu nacque Titino? Era scuru e gnoro come nu topolino”.

“Ca secondo te mi possu scurdari?” rispose l’altra impettita. “La buonanima di Donna Mimina a quannu lu vite alzò le braccia e disse: Oh Matonna dei Cieli, quanto è brutto, copritelo con lu lanzulo che pare nu zucculone”.

Oh mamma

Ho rovinato un bellissimo maglione nuovo. L’ho lavato seguendo le istruzioni della mia testa e non quelle della etichetta, che ovviamente avevo tagliato e gettato via. Mia madre mi aveva detto e ripetuto tante volte di usare il sapone specifico, bacinella adatta, temperatura giusta etc etc… Ma io ho ignorato. Risultato, il maglione si è così ridotto che può indossarlo un bebè.

Ora chi glielo dice a mamma! Già immagino la faccia alla teloavevodetto. Forse lo ricompro uguale, spendo un altro botto e così non se ne accorge nessuno.

Ma un momento! Ma quanti anni ho io? Ho ancora paura dei commenti di Mammà? Si, lo confesso. È inutile, si rimane figli a vita, pure se sei andato via di casa a 15 anni per esplorare il mondo da solo.

Ricordo mia nonna novantenne al telefono con mio padre sessantenne stagionato.

-Mamma, prendo le ferie e parto per un viaggio.

-Ihhhh, Pinuccio, e perché a mamma? Tutto questo spreco! Rimani a lavoro e sparagna quei soldi.

Mio padre puntualmente chiudeva la telefonata arrabbiato e col muso, come un bambino che non aveva avuto l’approvazione della mamma.

Vetrina

Cari blogger e lettori,

vorrei invitarvi tutti a lasciare nei “commenti” i link di due dei vostri scritti più significativi, quelli che sentite più cari. Sarà un modo per conoscervi attraverso le parole che VOI pensate vi rappresentino meglio.

A presto,

q40a.

Venere

“Sotto l’albero di ulivo, l’ultimo a destra vicino al muretto a secco.”

Non ho mai capito cosa volessero dire queste parole. Avevo pensato a qualche indicazione per il contadino, magari per una potatura. O forse era per il muratore, una riparazione alla recinzione. Chissà, ma il foglietto di carta era azzurro e ripiegato con cura, una bella grafia e custodito dentro le pagine di un libro.

Avevo trovato questo e altri oggetti nella casa di campagna che avevo appena acquistato da una signora svedese. Una donna sull’ottantina, con i capelli bianchi lunghi e la pelle macchiata dal sole. Aveva vissuto in Africa, cambiato diversi mariti alla velocità delle gazzelle. Si diceva fosse brava a rubare i mariti delle altre, che non avevano voluto seguire i compagni nelle missioni civilizzatrici nel continente nero. Voce suadente e movimenti pacati che avranno dato sollievo a tante fronti sudate e desiderose di compagnia. In ultimo si era ritirata a vivere da sola sulle colline italiane, tra enormi distese di ulivi secolari e terra color ruggine.

Anni fa, una notte, queste terre si sono illuminate di torce enormi di fuoco. Avrebbe potuto essere uno spettacolo maestoso se a essere incendiati non fossero stati questi ulivi millenari. Lì vicino al muretto a secco sono però rimasti i resti di quell’ultimo albero di ulivo a destra.

Ho scavato tutto attorno alle radici ed ho trovato una scatola di latta arrugginita di pepparkakor svedesi. All’interno una bustina di plastica conteneva un foglio di carta azzurro.

“In questi anni di solitudine, senza nessun uomo al mio fianco, sto riassaporando un frutto preziosissimo dell’albero della vita. Si chiama libertà…e ha il sapore delle albicocche. E sento di essere arrivata senza nemmeno essere venuta.”

(Ndr.Il libro di cui sopra era una copia senza copertina de Il delta di Venere di Anais Nin)

Voli di Icaro

Noi donne non ci accontentiamo quasi mai. A quasi40anni, ci diciamo tristi senza una relazione e intrappolate se ne abbiamo una. Una mia amica ha incontrato da poco un uomo. Lui è partito in quarta accelerata, e se da una parte questo lusinga l’ego di lei, dall’altra offre spunto di riflessione alle nostre conversazioni. Il fatto non è tanto il perdere la testa per qualcuno così velocemente, ma il fatto di cantarlo ai quattro venti come un amore ormai conclamato da tanto tempo. Ci si può fidare di chi è in grado di tali voli pindarici? O alla fine si finisce come Icaro? Mah…

Chiodi

Ho prestato a un’amica i miei libri di auto-aiuto. A dire la verità non sono poi così tanti e mi ricordano un periodo davvero sfigato della mia vita, quando mi accanivo a perseverare in situazioni e pensieri deleteri. Ci sono volte in cui credi che, con la buona volontà, una relazione possa funzionare, che se fai di più o modifichi alcuni atteggiamenti, troverai la chiave di lettura dell’enigma. A somme linee, ho capito cosa sono le relazioni umane, gli intrecci che ne derivano e le dinamiche varie. Se non hai la (s) fortuna di imbatterti nella persona giusta relativamente presto nella vita, ti succede di conoscere tante tipologie di partner, dal manipolatore sentimentale, al succhiatore di energia, al relazione-dipendente. Con un po’ di esperienza e distacco mentale, forse si riesce a individuare prima chi hai di fronte. E’ come se la fetta di prosciutto che hai davanti agli occhi quando incontri qualcuno che ti fa venire le farfalle allo stomaco, ogni tanto la sollevi e vedi più chiaramente.

Con la mia cara amica S. siamo giunte alla conclusione che chiodo schiaccia chiodo, ma per davvero! E da sola sono giunta alla conclusione che non conviene sforzarsi di incontrare la persona più o meno giusta,ma conviene invece prendere ciò che viene, ché a volte riserva le sorprese più belle.

Punti di sospensione

Baba, lasciami dedicarti queste righe. Non le leggerai mai, non potresti nemmeno se lo volessi. Tu non hai mai voluto imparare la mia lingua. E così la tua è diventata per me la lingua dell’amore…Sai, sono le 4 di mattina, è ancora il primo pensiero va a te. Per affetto, per abitudine, per paura di scordarti forse. Il bilancio di un anno senza te…

Eh, amore mio…Sapevo sarei sopravvissuta quando ho chiuso quella porta e cambiato vita. Mi ero concessa solo un giorno ed una notte, 37 gocce di sonnifero, gettata in un letto, al buio, per rinascere…

Baba, the future has been bright, sono ritornata a vivere amore mio. Ogni volta che quest’anno mi è capitata una cosa bella, in quell’esatto istante, ho sperato ti stesse succedendo la stessa cosa. Ho condiviso così con te quasi tutto, anche incontri di cui non vorresti sapere… 

Baba io prego che your future will be bright. Perdonami se sono andata, ho veramente dovuto, dovevo respirare. Inizia a fare anche tu la stessa cosa…