Elementare

Pubblico un temino di scuola elementare, frutto di riflessioni della figlia di una mia amica.

Traccia:
Racconta perché l’igiene personale è importante.

Svolgimento:

Io ho pensato a una cosa che mi ha raccontato la mia bisnonna. Lei conosceva una signora, che in realtà era una sua mezza parente perché aveva sposato suo suocero vedovo. La nonna diceva però che era una parente veramente alla lontana. Mi ha spiegato che preferiva dire così perché quando erano nella stessa stanza, mia nonna voleva sedersi lontano da lei. Questa parente puzzava. Puzzava di un odore che pure veniva da lontano. Un odore di stalle e pecorelle, di quelle parti nascoste che non si fanno vedere. Ecco perché per me l’igiene è mettersi il borotalco sulle parti molli, così le persone possono sedersi vicino a me. 

Mario in croce

Anni fa conobbi Mario a Firenze, eravamo dapprima solo colleghi di lavoro, poi diventammo grandi amici. Una amicizia che non si è smagliata mai nel tempo e nella lontananza. Sposato in seconde nozze, aveva detto chiaro e tondo alla moglie : “puoi farmi mancare thutto, il cibo, il buhato e la hasa puliti, ma la thopa non mi deve mancare mai” . Credo che a senso si riesca a capire quello ho tentato di riportare con accento toscano.

Purtroppo, al nascere della loro primogenita, la promessa non venne mantenuta e la sua compagna si trasformò da moglie in mamma.

Mario abitava fuori Firenze, passava le pause pranzo in città, prima del turno pomeridiano. Aveva una amante, una bella signora che spesso si presentava al nostro posto di lavoro e quando io mi distraevo, lei, lesta, si sollevava la gonna e mostrava a Mario la thopa ignuda. Un piccolo eccitante preliminare, che infuocava l’attesa del famoso venerdì, giorno in cui la pausa pranzo nutriva sia la carne sia lo spirito.

Dopo uno di questi consueti incontri, Mario torno’ a lavoro come colto da una estasi divina. Avevano trascorso il loro momento di passione in una casa antica, prestatagli da un amico. In camera da letto, di fronte all’alcova, era appeso un grande crocifisso rinascimentale di rara fattura. Mario mi raccontò che al culmine del piacere, questo crocifisso immenso, enorme, prese a pulsare. Questo episodio lo lasciò stordito per qualche giorno.
Mesi più tardi, i due amanti tornarono nello stesso appartamento. Quando Mario venne a lavoro quel giorno mi disse :”te ti rihordi quel crocifisso appeso al muro? Quello grande quanto tutta la parete? Beh era una hosa minuscola hosì!”

Cchiú 

Conosco una certa Titti. Da giovane faceva la signora delle pulizie, ma aiuta ancora adesso il parroco a tenere in ordine la sagrestia. È una donna dalle forme morbide. Un gran seno ormai sceso, ma ancora orgoglioso, che le è valso il nome di Titti tutta tette. Due cosce possenti tra le quali non si insinua nemmeno un filo d’aria. È proprio per quest’ultimo motivo che è venuta a vedermi. ” Dottoré, tengo le cosce arrossate, sfriculano quando cammino. Vado un poco crossa, lo so che dovrei timagrire, ma a mangiare mi piace assai. Mi piacciono tutte le cose di sta terra, mannagghia, ma a ‘quei’ piaceri non ci penzo cchiú…”

Mentre Titti parla, mi viene in mente la barzelletta della anziana signora con i capelli bianchi che va dal ginecologo. Il dottore la visita e le chiede stupito come mai abbia i peli del pube ancora folti e neri. La vecchia donna, portandosi una mano alla testa, risponde:” Eh dottó, vuoi mettere li penzieri che mi ha dato questa e li piaceri che mi ha dato “quest’altra”?! 
Forse Titti legge nei miei pensieri perché inizia a raccontare che l’altro giorno han bussato a casa sua due rappresentanti di aspirapolvere. ” Sciatavinni, andatevene, io non ci apro la porta a nisciuno, in questa casa è una vita che non si scopa cchiú! “.