Churchill

Durante una cena a Londra, il signor Churchill ubriaco, chiacchierando con la sua vicina di posto, le chiese:

-Se le dessi un milione madame, verrebbe a letto con me?

-Si certo signor Churchill

-Se le dessi un pound madame, verrebbe lo stesso a letto con me?

-Ma signor Churchill cosa pensa che io sia?

-Madame, abbiamo già stabilito cosa lei sia, stiamo solo contrattando il prezzo

Ho letto

Quando Gandhi studiava diritto all’università di Londra aveva un professore, Mr Peters, che mal lo sopportava. Gandhi però non era uno che si faceva intimidire. Un giorno il professore stava mangiando nel refettorio e Gandhi gli si sedette accanto. Il professore disse:

“Signor Gandhi, lei sa che un maiale e un uccello non possono mangiare insieme?”

“Va bene Mr Peters, sto volando via” rispose Gandhi, che andò a sedersi ad un altro tavolo.

Il professore, profondamente infastidito, decise di vendicarsi all’ esame successivo, ma Gandhi rispose brillantemente a tutte le domande. Mr Peters allora gli chiese:

“Signor Gandhi, immagini di stare per strada e di notare una borsa, la apre e vi trova la saggezza e molto denaro. Quale delle due cose tiene per sé?”

“Certamente il denaro, professore”

“Ah, io invece al posto suo avrei scelto la saggezza”

“Lei ha ragione Mr Peters, in fondo ciascuno sceglie quel che non ha!”

Il professore, infuriato, scrisse sul libretto la parola IDIOTA e lo cacciò via. Gandhi lesse il risultato della prova e tornò subito indietro.

“Professore, lei ha firmato l’esame ma si è dimenticato di mettere il voto!”

Oh mamma

Ho rovinato un bellissimo maglione nuovo. L’ho lavato seguendo le istruzioni della mia testa e non quelle della etichetta, che ovviamente avevo tagliato e gettato via. Mia madre mi aveva detto e ripetuto tante volte di usare il sapone specifico, bacinella adatta, temperatura giusta etc etc… Ma io ho ignorato. Risultato, il maglione si è così ridotto che può indossarlo un bebè.

Ora chi glielo dice a mamma! Già immagino la faccia alla teloavevodetto. Forse lo ricompro uguale, spendo un altro botto e così non se ne accorge nessuno.

Ma un momento! Ma quanti anni ho io? Ho ancora paura dei commenti di Mammà? Si, lo confesso. È inutile, si rimane figli a vita, pure se sei andato via di casa a 15 anni per esplorare il mondo da solo.

Ricordo mia nonna novantenne al telefono con mio padre sessantenne stagionato.

-Mamma, prendo le ferie e parto per un viaggio.

-Ihhhh, Pinuccio, e perché a mamma? Tutto questo spreco! Rimani a lavoro e sparagna quei soldi.

Mio padre puntualmente chiudeva la telefonata arrabbiato e col muso, come un bambino che non aveva avuto l’approvazione della mamma.

L’amore ai tempi della pezza

In alcune parti del Meridione l’organo riproduttivo maschile viene chiamato pizza. Questa informazione è necessaria per capire quanto successe nei primi anni del ‘900 in un paese del sud. Si racconta di una giovane ragazza che stava poco bene da tempo. Sua madre la portò dal medico condotto che era originario del Veneto. Questi disse che la giovane era incinta. Enorme fu lo stupore della madre, convinta come era della illibatezza di sua figlia. La donna non si dava pace su come ciò fosse potuto accadere. Suggerì al dottore che la colpa fosse stata della pezzuola, usata da tutti in famiglia, inclusi gli uomini, per pulirsi dopo il gabinetto. La pezza appunto. Il dottore spazientito le rispose in dialetto veneto: “Orcocàn Sióra, chi nò è question de pèza, è question de pizza!”.

Catarí

L’omertà passa dalle piccole cose. Caterina fa la fruttivendola. La sua casa e negozio sono vicini ai giardini pubblici del borgo antico. Spesso i poliziotti le chiedono se nota cose o movimenti sospetti in zona, tipo prostitute, spaccio di droga, ma lei mantiene alta l’omertà meridionale.

“ See, dottoré figurati se io parlo. Che sapono quelli che la succede di tutto, io i fatti miei mi faccio. L’altro giorno stavo affacciata sopra al balcone con mia nonna e lei mi fa ‘Catarí Catarí veti come si scote quell’albero, bubum bubum, eppure non mi pare che sta vento oggi! Beh dottoré, vento infatti non ce ne era ma dopo un poco abbiamo visto uscire da sotto all’albero uno con i pantaloni abbassati e con lui c’era una femmina, ma il bello era che li affianco stava seduto un vecchio che si era goduto lo spettacolo “.

Perso nella traduzione

Quando si dice Troia le persone garbate pensano subito al cavallo e alla storia di Ulisse. Recenti studi hanno ipotizzato una erronea traduzione della parola Hippos, che non sarebbe quindi un cavallo ma un tipo di imbarcazione da carico fenicia. La sostanza della storia cambia di poco, sempre di inganno si tratta per i troiani. La spettacolarità della stessa perde invece scenografia, e un po’ ingannati si sentono i miei studi classici.

Pinuccio

Per un poppante non c’è nulla di più bello di un capezzolo roseo e spumoso di latte. Pinuccio ne sapeva qualcosa. Primo figlio di Teresa, per sei lunghi mesi si attaccò a quelle succulenti tette venate di azzurro.

La manna gli venne proibita quando Teresa rimase incinta per la seconda volta. Pinuccio si disperava e strillava così forte che la tetta veniva rimessa a sua disposizione per quietarlo. A nulla valsero i tentativi di intingere il capezzolo nel succo di limone o aceto. Pinuccio ciucciava tutto ma la gravidanza proseguiva e bisognava svezzarlo.

Un mattino di grande appetito, la boccuccia aperta e le manine bramose, Pinuccio in grembo alla mamma aspettava la sua poppata. Teresa slacciò il reggiseno e mise di fronte al figlioletto il capezzolo nero, tinto col carbone.

Sono passati 73 anni e Pinuccio ancora non riesce a bere il latte.

Sputo, scopino e pennello

La mia esperienza con le signore di servizio ha avuto fortune alterne.Quando avevo circa 2 anni, in casa ci aiutava Erminia. Il suo compito era badare a me e rassettare la casa quando mamma non c’era. In quel periodo si dovette fare dei lavori di intonaco, così si chiamò Giovanni il pittore. I due, con me piccina, passavano la mattinata da soli in casa. Tempo dopo, a gesti e suoni gutturali, feci capire a mamma che Erminia “tirava” la barba di Giovanni e a lui ridendo scappava di mano il “pennello”… Cuore di mamma licenzio’ entrambi in tronco e mi iscrisse all’asilo.

Diversi anni dopo, durante il mio soggiorno a Firenze, fu la volta di Viorika. Trovai il suo annuncio sul giornale locale. Mai vista prima e pagata a nero, iniziò a lavorare per me e per il mio compagno di allora, un ufficiale ligio alle regole che odiava l’evasione fiscale. Fissato con la sua uniforme, desiderava le camicie stirate a puntino, spalline per i tubolari e taschini lisciati a perfezione. Un giorno incredulo mi chiamò al lavoro per dirmi l’accaduto. Era rientrato a casa prima del previsto per un fuggifuggi al bagno. Nemmeno la potenza della diarrea e i calzoni abbassati poterono impedirgli di fermarsi a vedere la scena. Viorika era li che stirava le pregiate camicie e per inumidirle si aiutava con un bicchiere d’acqua che beveva e a mo’ di spruzzino sputava sulla stoffa. Diceva che era usanza di Romania e tuuutte donne fare così. 

A Londra non andò meglio. Si alternarono Giusele e Rocio, entrambe brasileiras. 

La prima mi dette un colpo al cuore quando la trovai a lavare lo scopino del wc nel lavandino dei piatti.

Rocio invece utilizzava la cucina per cose diverse. Rientrando da lavoro ad un orario insolito, la trovai piegata sui fornelli, mentre un tipo dietro di lei evidentemente le accendeva la fiamma. Corse via gridando vergüenza! vergüenza! Non l’ho mai più vista. 

Mandorle e melagrane 

Quando arriva questa stagione, penso alla nonna che sbucciava le melagrane, raccogliendo i semi rossi in un boccaccio solo per me. Stessa cosa faceva con le mandorle. “Cazzate” ad una ad una pazientemente, con una pietra nell’orto di casa e private della pelle. E poi la puccia, una focaccia sfornata fresca per la merenda del pomeriggio, che nel suo vecchio tegame poroso per l’usura, aveva il sapore di cose antiche. Era l’unica che di nascosto mi faceva bere il caffè, veleno a me proibito in quanto troppo eccitante per una bambina già di suo molto eccitabile. Infatti quando sono andata via di casa a 16 anni, lontano dal controllo dei miei, ho fatto overdose di caffè, non alcolici. La caffeina mi fece palpitare il cuore all’impazzata per oltre 12 ore.

Nonno la adorava, con il pudore e la ritrosia delle persone di una volta e pendeva dalle sue labbra. In vecchiaia passava spesso i pomeriggi a letto e quando li andavo a trovare, mi stendevo affianco a lui. Una volta gli dissi: “Nonno, vuoi venire di la con noi in salotto?”. E lui: “Va a dimanni alla nonna, m’agghia anzà o m’agghia sta curcatu?” ( Va’ a domandare alla nonna, mi devo alzare o devo rimanere coricato?)