Ogni giorno bevo la mia tazza di caffè alla cannella, di fronte ai vuoti d’aria che circondano la mia casa. E mentre il cielo si riflette, io rifletto che spesso, le cose capovolte restano comunque le stesse.
Mese: settembre 2015
Quasi
Il titolo del blog quasi40anni ha aperto la strada al gioco del ‘quasi’. Al lavoro, ho personalizzato le tazze dei miei colleghi. La mia, va da sé, ha il logo ‘quasi40anni’. Il collega più istrionico ha la tazza ‘quasiquasi’. Riesce ad essere tutto lui, con quella faccia da schiaffi. Quando fuma la pipa e affumica le stanze, quasiquasi ti vien voglia di mandarlo a quel paese, ma poi si fa volere bene incondizionatamente. Per la mia collega, che tanto desidera un figlio, ho stampigliato sulla sua tazza ‘quasincinta’. L’idea è nata dal pensiero delle acque sacre miracolose. La ricerca di un figlio che non arriva, mette a dura prova anche i più stoici. Sarebbe bello affidare questo desiderio ad altre mani, che stanno più in alto di noi. Lasciare a loro il compito di forgiare il desiderio in realtà, quando il momento è ritenuto più opportuno. E lasciare a noi la leggerezza di pensare positivo. Chi vuole un figlio non insiste, cantava Pino Daniele, ma continuare a sperarci non può fare male.
Attese in attesa
Quando è stata l’ultima volta che ho fatto qualcosa per la prima volta? Non me lo ricordo quasi più. Ogni volta che inizio qualcosa di nuovo, ha spesso un sapore conosciuto. Per natura, riesco ancora ad entusiasmarmi, come fosse la prima volta. Ciò che è cambiato, è la percezione delle aspettative e della loro conseguente delusione. Non avere le prime mi è quasi impossibile, ma la consapevolezza che queste verranno puntualmente disattese, mi è ben chiara. L’errore che ne consegue è spesso il sabotaggio delle novità, come mi ha fatto notare la mia cara amica Michela. Per paura di mettersi in gioco e nel terrore di soffrire, mi ha detto che in passato faceva spesso degli autogol emotivi, lasciava prima di essere lasciata. Evitava le cose in previsione di un possibile disastro, in breve non si concedeva alla vita. Mia nonna, con parole più terra terra, avrebbe detto di non fasciarsi la testa prima di cadere. Ma io un cerotto di riserva in tasca me lo porto lo stesso.
Un titolo che non c’e’
Ci sono due bambini che svolazzano per casa. Lawrence ha otto anni, biondo come la sua mamma, sensibile e scapestrato. Ama fare tutto in fretta, e non importa se gli riesce male, l’importante è che l’abbia fatto e possa passare ad altro, ad altri giochi, ad altri svaghi. Anche lui è stato concepito in fretta, la notte del compleanno del suo papà. Un po’ di calcoli di matematica fatti male, nella furia degli abbracci e nove mesi dopo veniva alla luce lui. Quanta emozione provò sua madre nel sapere che le cresceva dentro. Era una morsa di piacere e paura. Paura di dire a sua madre che sarebbe diventata madre. Una madre forse non alla stessa altezza. Paura di rinunciare a tante abitudini. Ma che profumo di cose belle emanava questa pagnottella che cuoceva piano nel forno.
Montgomery ha solo un anno. Gattona dietro a suo fratello più grande. E’ stato un bambino voluto, con i conti di matematica fatti con rigore. E’ stato concepito la notte di Natale. A suo padre era stato imposto di “think pink”, pensare rosa, nella speranza che fosse femmina. Il mattino dopo, sua madre sentì chiaramente qualcosa crearsi una nicchia a destra nella sua pancia. Il ginecologo confermò più tardi che proprio li era avvenuto l’impianto.
Questa mamma è tanto amata dai suoi tre uomini. Non ricorda più nemmeno quali fossero i suoi sogni di ragazza, perché questo è l’unico modo possibile in cui lei, senza sapere, aveva desiderato fosse la sua vita. I suoi figli giocano in salotto, lei prepara la cena e suo marito rientra da lavoro. Questa istantanea, che non esiste, le resterà per sempre fissa nella mente. Una immagine di come sarebbe stato, se la morsa della paura non avesse interrotto la logica naturale delle cose. Dedicato a M ed al suo lento perdono.
40 in 40
40 minuti fa, donandoci un anello, ci donavamo le nostre vite. In un attimo il tempo ha voluto scherzare con noi due, trasformando quei 40 minuti in 40 anni. Eravamo belli e pieni di esuberante gioventù, ora lo siamo un po’ meno: è un altro scherzo di quel burlone!! Ma nel mio cuore, dove lui non può arrivare, so solo io che “yours are the sweetest eyes I’ve ever seen…” Ti amo sempre, da sempre e per sempre, alla faccia del tempo.
Io.
Le Grand Meaulnes
Ci sono amicizie che non conoscono l’imbarazzo della assenza. Non ti vedi per 20 anni e poi, quando succede, la chiacchiera è intima e fluida come se non si fosse mai interrotta. L’altra notte ricevo un messaggio da una amica “ritrovata”, un messaggio che riprende un discorso mai finito forse. Eccolo:
Allora: punto 1.W l’amour e W la leggerezza consapevole delle gioie del corpo!
punto 2. Sono al mare, a Palermo, e penso di comprare un faro!!
punto 3. È fico che ci conosciamo da un sacco di anni e possiamo parlare di cosmetica e letteratura come non facevamo da ragazzine…e’super!
punto 4. Baci!
Ho risposto :
Credo che gli affetti che nascono da piccole, per quanto non consapevoli, conservino sempre un calore ed una familiarità senza pari. Nonostante il tempo. Sei sempre stata originale, in tutto, e la scelta del faro ha una luce tutta sua che ti rappresenta. W non solo l’amour, ma tutti gli amori che se ne fregano delle convenzioni sociali. Un bacio grande!
Voli di Icaro
Noi donne non ci accontentiamo quasi mai. A quasi40anni, ci diciamo tristi senza una relazione e intrappolate se ne abbiamo una. Una mia amica ha incontrato da poco un uomo. Lui è partito in quarta accelerata, e se da una parte questo lusinga l’ego di lei, dall’altra offre spunto di riflessione alle nostre conversazioni. Il fatto non è tanto il perdere la testa per qualcuno così velocemente, ma il fatto di cantarlo ai quattro venti come un amore ormai conclamato da tanto tempo. Ci si può fidare di chi è in grado di tali voli pindarici? O alla fine si finisce come Icaro? Mah…
Chiodi
Ho prestato a un’amica i miei libri di auto-aiuto. A dire la verità non sono poi così tanti e mi ricordano un periodo davvero sfigato della mia vita, quando mi accanivo a perseverare in situazioni e pensieri deleteri. Ci sono volte in cui credi che, con la buona volontà, una relazione possa funzionare, che se fai di più o modifichi alcuni atteggiamenti, troverai la chiave di lettura dell’enigma. A somme linee, ho capito cosa sono le relazioni umane, gli intrecci che ne derivano e le dinamiche varie. Se non hai la (s) fortuna di imbatterti nella persona giusta relativamente presto nella vita, ti succede di conoscere tante tipologie di partner, dal manipolatore sentimentale, al succhiatore di energia, al relazione-dipendente. Con un po’ di esperienza e distacco mentale, forse si riesce a individuare prima chi hai di fronte. E’ come se la fetta di prosciutto che hai davanti agli occhi quando incontri qualcuno che ti fa venire le farfalle allo stomaco, ogni tanto la sollevi e vedi più chiaramente.
Con la mia cara amica S. siamo giunte alla conclusione che chiodo schiaccia chiodo, ma per davvero! E da sola sono giunta alla conclusione che non conviene sforzarsi di incontrare la persona più o meno giusta,ma conviene invece prendere ciò che viene, ché a volte riserva le sorprese più belle.
L’infinito
Quando sono felice non ho nulla da dire. Mi è passata la voglia di scrivere. Anche quella di pensare. Se mi soffermo un attimo, posso prendere coscienza di quanto effimero sia questo momento. Meglio non correre il rischio…il naufragar m’è dolce in questo mare.
“Gli amici diventano acrobati che saltano via”
Perché aver compagno al duol, scema la pena…. per Francesco!
Citazione da una canzone di Fabri Fibra, questa va benissimo per me, i miei amici sono diventati realmente acrobati e sono saltati via. Io ero pieno di amici il più richiesto tutti mi invitavano, tutti mi chiamavano ed erano persino gelosi se uscivo con uno e non con un altro. Poi l’incidente, l’ospedale, la mielolesione, ora cammino col carrellino o con la sedia, e pum tutti scomparsi. Non mi hanno mai chiamato, non chiedono come sto, non mi cercano solo perché adesso non sono più simpatico come prima, non posso più fare tutto e magari uscire con me gli crea anche qualche problema.
Fortunatamente ho conosciuto altra gente, sia in sedia come me che anche altri che stanno bene ma che hanno cuore… la vita è dura e nei momenti più duri ti spappola in faccia la sua parte peggiore… TUTTO SERVE PER CRESCERE