Il mio padre nostro

Ho smesso di sentire la solitudine tanti anni fa, dopo averla mangiata come pane quotidiano per un lungo tempo. In un periodo in cui sentivo che nessuno rimetteva a me i miei debiti, in una città che amavo ma che non ricambiava il mio amore. Andavo a letto con la speranza di non svegliarmi più, visto che avevo smesso di credere nei miracoli. Sul piano della cucina avevo decine di scatole di antidepressivo. Mi corteggiava ogni giorno, io ogni giorno gli ho resistito per due lunghi anni. O la resurrezione o la morte, evidentemente una piccola forza interiore mi spingeva a testare fino a che punto avrei potuto farcela senza aiuto. Sentivo di sapere che se fossi riuscita a venirne fuori, mai e poi mai avrei riprovato ancora una volta nella vita la depressione, la solitudine più nera, la paralisi emotiva, l’intontimento delle lacrime.

Così è stato, mi sono liberata dal male.

Questa riflessione mattutina, che può sembrare triste, ma che in realtà non lo è affatto, è scaturita mentre accendevo la macchina per il caffè. Quella stronzetta sembra aspetti solo me all’alba per lampeggiarmi e ricordarmi che : manca l’acqua dal serbatoio o va riempito il macinino o va svuotato il vassoio con la posa. Volevo solo bere il mio caffè lungo e forte e bollente con panna e leggere qualche pagina del mio romanzo. No invece, con gli occhi ancora semichiusi ho dovuto sfaccendare un po’ prima di poter godere della santa pace e gustare il mio caffè.

Nulla arriva senza un po’ di sacrificio in questa vita.

Un titolo che non c’e’

Ci sono due bambini che svolazzano per casa. Lawrence ha otto anni, biondo come la sua mamma, sensibile e scapestrato. Ama fare tutto in fretta, e non importa se gli riesce male, l’importante è che l’abbia fatto e possa passare ad altro, ad altri giochi, ad altri svaghi. Anche lui è stato concepito in fretta, la notte del compleanno del suo papà. Un po’ di calcoli di matematica fatti male, nella furia degli abbracci e nove mesi dopo veniva alla luce lui. Quanta emozione provò sua madre nel sapere che le cresceva dentro. Era una morsa di piacere e paura. Paura di dire a sua madre che sarebbe diventata madre. Una madre forse non alla stessa altezza. Paura di rinunciare a tante abitudini. Ma che profumo di cose belle emanava questa pagnottella che cuoceva piano nel forno.

Montgomery ha solo un anno. Gattona dietro a suo fratello più grande. E’ stato un bambino voluto, con i conti di matematica fatti con rigore. E’ stato concepito la notte di Natale. A suo padre era stato imposto di “think pink”, pensare rosa, nella speranza che fosse femmina. Il mattino dopo, sua madre sentì chiaramente qualcosa crearsi una nicchia a destra nella sua pancia. Il ginecologo confermò più tardi che proprio li era avvenuto l’impianto.

Questa mamma è tanto amata dai suoi tre uomini. Non ricorda più nemmeno quali fossero i suoi sogni di ragazza, perché questo è l’unico modo possibile in cui lei, senza sapere, aveva desiderato fosse la sua vita. I suoi figli  giocano in salotto, lei prepara la cena e suo marito rientra da lavoro. Questa istantanea, che non esiste, le resterà per sempre fissa nella mente. Una immagine di come sarebbe stato, se la morsa della paura non avesse interrotto la logica naturale delle cose. Dedicato a M ed al suo lento perdono.

Chiodi

Ho prestato a un’amica i miei libri di auto-aiuto. A dire la verità non sono poi così tanti e mi ricordano un periodo davvero sfigato della mia vita, quando mi accanivo a perseverare in situazioni e pensieri deleteri. Ci sono volte in cui credi che, con la buona volontà, una relazione possa funzionare, che se fai di più o modifichi alcuni atteggiamenti, troverai la chiave di lettura dell’enigma. A somme linee, ho capito cosa sono le relazioni umane, gli intrecci che ne derivano e le dinamiche varie. Se non hai la (s) fortuna di imbatterti nella persona giusta relativamente presto nella vita, ti succede di conoscere tante tipologie di partner, dal manipolatore sentimentale, al succhiatore di energia, al relazione-dipendente. Con un po’ di esperienza e distacco mentale, forse si riesce a individuare prima chi hai di fronte. E’ come se la fetta di prosciutto che hai davanti agli occhi quando incontri qualcuno che ti fa venire le farfalle allo stomaco, ogni tanto la sollevi e vedi più chiaramente.

Con la mia cara amica S. siamo giunte alla conclusione che chiodo schiaccia chiodo, ma per davvero! E da sola sono giunta alla conclusione che non conviene sforzarsi di incontrare la persona più o meno giusta,ma conviene invece prendere ciò che viene, ché a volte riserva le sorprese più belle.

Guida al sorriso 

Due notti fa, mi ha fermato una pattuglia, non dirò di quale arma. Avevo i fendinebbia accesi (a luglio), non avevo con me la patente e nemmeno la cintura di sicurezza. Ah, non sapevo nemmeno dove fosse il libretto di circolazione, poi trovato.Non paga, ieri ho fatto un parcheggio alla “femminile maniera”, di quelli che non facevo dai tempi della scuola guida. Ho infatti ammaccato la macchina del barbiere, che guardava la scena con le mani nei capelli.

Sia il barbiere che la pattuglia mi hanno lasciato andare via senza conseguenze. È davvero solo bastato ammettere la mia colpa, chiedere sinceramente scusa e fare un bel sorriso. Se anche in coppia ci si comportasse così , saremmo un po’ meno scoppiati.

La vita la capisci a ritroso ( ma la vivi in avanti)

Il senno di poi è la risorsa alla quale ci appelliamo quando siamo stati fessi. Perché rendersi conto dopo di qualcosa che potevi prevenire prima? È sempre una questione di buonsenso , virtù di pochi, sottovalutata da tanti.
Col senno di poi( sdp) ,non mi sarei mai dovuta mettere con il fidanzato numero 1 e numero 3, per esempio.

Non avrei mai dovuto continuare la relazione con un tizio,dopo che mi ha fatto pagare la spesa al supermercato (che avrei poi pure cucinato IO a casa SUA). Lo so, lo so… non c’era bisogno del sdp per capire che al suo braccino corto avrei dovuto rispondere con un vaff…lungo.

Non avrei mai dovuto fare la permanente , che in una botta sola ha ridotto una chioma, la mia, da 51 cm di lunghezza lucente a 21 cm di pagliaro bruciato.

L’sdp una cosa buona me l’ha detta: poca spesa, tanta resa. Cioè non investire mai troppo nelle situazioni o nelle persone.Ancora non ho imparato a farlo, ma c’è speranza. Vedo che ,chi offre solo il minimo sindacale , ottiene di più e si tutela meglio.

L’importanza delle parole

Le parole hanno un peso, iniziamo a ponderarlo. Ultimamente mi e’capitato di finire una frequentazione di alcuni mesi  con un quasi coetaneo,gia’40enne in realta’. Molto semplicemente non si era innamorato di me. Non e’facile per nessuno sentirsi dire una cosa del genere,e’una frase triste che schiaffeggia la voglia di essere amati e la capacita’di farsi amare.Nei momenti no, tipo sabato sera,a casa,da soli,sfigati sul divano a fumare sigarette e raschiare la vaschetta del gelato, ti interroghi su quale sia la parte di te non amabile. I rotolini di ciccia? le capriole sexy che non sei riuscito a fare a letto? o peggio,magari la tua conversazione ed argomentazioni non sono stati all’altezza. E mentre ci pensi, ti vengono sempre in mente quelle parole che ti ha detto, senza dare peso : “…non mi sono innamorato di te, ma non escludo che domattina possa incontrare un’altra e perdere la testa in 5 minuti!”.

Eh beh si certo, perche ‘farsi mancare la ciliegina sulla torta?! ma stiamo scherzando?non bastava gia’ cosi’?ma un minimo di savoir-faire a quasi40anni non lo abbiamo ancora appreso? Poi mi sono ricordata delle ore passate al telefono,a sentir parlare della sua ex, da come si lavava i capelli al genere di musica che ascoltava, alle sue paturnie sulla amarezza della vita etc etc…e ho pensato che forse lui non si innamorera’ mai in 5 minuti di nessuna altra, ma solo per 5 minuti….giusto il tempo di pausa per riprendere a parlare della ex!