Cchiú 

Conosco una certa Titti. Da giovane faceva la signora delle pulizie, ma aiuta ancora adesso il parroco a tenere in ordine la sagrestia. È una donna dalle forme morbide. Un gran seno ormai sceso, ma ancora orgoglioso, che le è valso il nome di Titti tutta tette. Due cosce possenti tra le quali non si insinua nemmeno un filo d’aria. È proprio per quest’ultimo motivo che è venuta a vedermi. ” Dottoré, tengo le cosce arrossate, sfriculano quando cammino. Vado un poco crossa, lo so che dovrei timagrire, ma a mangiare mi piace assai. Mi piacciono tutte le cose di sta terra, mannagghia, ma a ‘quei’ piaceri non ci penzo cchiú…”

Mentre Titti parla, mi viene in mente la barzelletta della anziana signora con i capelli bianchi che va dal ginecologo. Il dottore la visita e le chiede stupito come mai abbia i peli del pube ancora folti e neri. La vecchia donna, portandosi una mano alla testa, risponde:” Eh dottó, vuoi mettere li penzieri che mi ha dato questa e li piaceri che mi ha dato “quest’altra”?! 
Forse Titti legge nei miei pensieri perché inizia a raccontare che l’altro giorno han bussato a casa sua due rappresentanti di aspirapolvere. ” Sciatavinni, andatevene, io non ci apro la porta a nisciuno, in questa casa è una vita che non si scopa cchiú! “.

32 pensieri su “Cchiú 

  1. Zio Vanja, intendevo naturalmente, gli zii sono sempre più affidabili e rassicuranti. Gli zii di una volta poi!
    Mi spiace per quell’imposizione di impararne un pezzo a memoria, in età fragile e labile poi! So bene che può costituire uno shock irreparabile con conseguente ostilità al relativo autore.
    Caso mai la superassi… i racconti sono deliziosi.
    (Cechov sarebbe stato un inarrivabile blogger, peccato, è morto un secolo prima)

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