Requiem e ricordi

In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen. Si celebrava il funerale di Donna Mimina. Un funerale sentito, meridionale, a cui partecipava tutto il paese.

Nonostante si fosse abbandonata da un bel po’ la pratica delle chiangimorti (le prefiche) le comari del paese si sentivano in dovere di versare lacrime copiose e rumorose. In fin dei conti era morta la Farmacista, che con il prete, il medico ed il sindaco, rappresentava l’eccellenza a cui riverire. Nei due giorni precedenti, la morta era stata esposta dentro casa, secondo sue indicazioni. Era stato allestito il letto con il corredo migliore e Donna Mimina deposta su di esso con la camicia da notte più bella. Doveva sembrare come se dormisse e si potesse svegliare da un momento all’altro. Infatti la Farmacista aveva dato disposizioni non la si toccasse per due giorni e due notti. Temeva o auspicava in una sua finta dipartita.

I paesani sfilarono di fronte a Donna Mimina incessantemente.

-Matonna quantu sta bella!

-Veti veti sta proprio serena.

-Quiddu sorriso che tiene. Si vete proprio che si è liberata dallu dolore!

-Nà nà ma che colorito, bella fatta proprio sta, Recchiem eterna.

Il tutto in una profusione di segni della croce, carezze e baci sfiorati alla morta, come da migliore tradizione meridionale.

In un angolo appartato sedeva Titino, il figlio di Donna Mimina. Le donne lo guardavano con compassione.

“Cummà” fece una donna all’altra, “ti ricordi a quannu nacque Titino? Era scuru e gnoro come nu topolino”.

“Ca secondo te mi possu scurdari?” rispose l’altra impettita. “La buonanima di Donna Mimina a quannu lu vite alzò le braccia e disse: Oh Matonna dei Cieli, quanto è brutto, copritelo con lu lanzulo che pare nu zucculone”.

46 pensieri su “Requiem e ricordi

  1. Mi hai fatto sorridere! Soprattutto l’ultima frase😅😅 è strano per me pensare che ci siano funerali così, vengo da una città del Nord dove meno mostri meglio è

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  2. Più che per il morto, che ha smesso d’essere, non c’è – tutti i vari rituali sono linfa per unire e ridare vita ai vivi, ogni volta inevitabimente colpiti dall’ineluttabile.
    Emergono, tanto per cambiare, due Italie, salvo una terza – non luogo – Milano, dove è già tanto se appare un discretissimo bigliettino anonimo sulla porta del palazzo. Il furgone funerario decolla ingoiato dal traffico indifferente.

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    1. Pensa che in Inghilterra i funerali si svolgono settimane dopo l’avvenuta dipartita, tutto rigorosamente a “scatole” chiuse. Qui al sud esporre il defunto, poterlo toccare, è un modo per prendere coscienza che quel contenitore è ormai vuoto ed i pensieri devono rivolgersi a qualcosa di più etereo ed impalpabile. Il conforto religioso in Dio per chi crede.

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      1. Ma penso che le interpretazioni dell’esporre-poter toccare possano essere molteplici. A me, d’istinto, viene da associare all’espansività, a una forma di calorosità, alla propensione al manifestare, associare i propri sentimenti agli altri, meridionali.

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      2. Si hai ragione Guido, siamo poco contenuti in tutto! Oddio, c’è un riserbo tutto meridionale in alcune cose, che si associa alla buona creanza e a volte alla omertà. Ma questo è un altro discorso e Donna Mimina non sarebbe contenta di vedersi la scena rubata.

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  3. E dalle tue parti si fa il “consolo”?
    Dalle mie in Sicilia sì!
    Parenti, amici e vicini di casa si offrono a turno per portare il cibo alla famiglia del defunto nei primi giorni di lutto.
    Insomma, laggiù anche quando si muore è tutto un magna magna! 🙂

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    1. Oh sicuro! Anche da noi, si inizia al mattino con la colazione consegnata dal bar, cappuccio e paste per tutti. Poi quando tutto finisce e si va in visita dalla vedova per esempio, si porta del caffè o altre cibarie.

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  4. Quando e’ morto mio padre la quantita’ di cibo che ci hanno portato ha superato di gran lunga il banchetto del suo matrimonio credo, se fosse stato vivo ne sarebbe stato estasiato: un centinaio tra arancini e pizzette, polli allo spiedo, teglie di pasta al forno e non ricordo piu’ cos’altro. Dolci no, quelli solo per i lieti eventi. E’ stato un evento improvviso e fulminante ma noi siciliani abbiamo le mille risorse dell’ultimo minuto. Fu un funerale memorabile, in chiesa c’eramo mille persone sconosciute dalle quali fui baciata alla fine della cerimonia. Messa mezz’oretta, baciamento un ora.

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  5. Sei davvero molto brava nel descrivere situazioni ed eventi in cui a volte ci troviamo a partecipare nostro malgrado, anzi, la tua bravura aumenta quando dimostri, come in questo articolo, di aver raggiunto piena padronanza di semantica e pragmatica.
    Brava!!

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