Ester mi ha raccontato che suo fratello Isaia aveva una gatta. Una bella bestia dal pelo lucido e nero. La gatta si chiamava Kitty. Abitavano in campagna, tra distese di ulivi ed agrumi, dove la terra ha il colore della ruggine. Un giorno Kitty fu investita da una automobile. Isaia accorse in strada stravolto. Tra i singhiozzi, chiamò la nonna ed iniziò ad urlare concitato:”Kitty è morta, KittyÈmorta! Kittèmorta”. Ora voi provate ad immaginare cosa capì la povera donna, meridionale ed un po’ sordastra, stordita dalla calura estiva.
Sono passati trent’anni, ma Ester racconta ancora questa storia con le lacrime agli occhi.
Alcune storie ci colpiscono anche se sono successe tempo fa o 50 anni fa
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È vero! Certe storie ironiche non invecchiano mai!
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Eh… quanti gatti e cani ho perso sotto le macchine, quando abitavo in campagna ai bordi di una statale assassina 😦 Mi hai risvegliato un sacco di ricordi mia cara! Baci baci baci
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Baci e abbracci a te!
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… e di grazia cosa colpì invece Isaia?
o meglio la nonna con cosa colpì Isaia… 😀
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Con la ciabatta di sughero…ma non della stessa qualità di sughero del turacciolo nostro 😉
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eccerto!!! quello tosto e invecchiato da decenni di sudore…
Essendo cmq il sughero poroso e facile a prendere e cedere umori, ebbe anche delle influenze permanenti su giovine…
e fu così che nacque il termine Capatosta
Vedemmo anni dopo Isaia con gobba e mantello nero tra le auto insieme due loschi figuri con brioche in tasca e nasone…
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È l’incipit del prossimo racconto?
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vediamo cosa dice l’ispirazione.. intanto tu pensaci…
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Bello questo racconto!!! Verace! 😀
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Grazie !!
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😀 😀 …la differenza tra il parlato e lo scritto.
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Infatti speravo di rendere l’idea !
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😉
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Povero micetta 😦
Povera nonnina ^_^
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Ciao Sara!
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Mi fanno senso i gatti morti sulle strade. Poverini, sono inconsapevoli viandanti che attraversano senza guardare chi viene mannaggia. Io li adoro. Ne avevo uno morto un bel pò vecchiotto per malattia poverino. Comunque quel ”Kittèmorta”..è troppo forte. Buona serata. Isabella
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Un gatto selvatico che spesso veniva a dormire con me la sera, ai tempi dell’università , si rincorreva spesso con le volpi. Il giorno che non l’ho più visto tornare, ho preferito pensare che avesse deciso di cambiar vita. Faceva meno male così. Si chiamava Serafino, aveva il pelo avorio e la pelle sottostante albicocca. Quanto l’ho adorato.
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Ti capisco perfettamente perchè anch’io ho adorato il mio Tachi.A riprova ti lascio questo link
http/isabellascotti.wordpress.com/2014/01/24/ciao-tachi-caro-amico/
Un abbraccio. Isabella
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E tu sai farle rivivere meglio. Un abbraccio
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Grazie Scri! I tuoi commenti sono Sempre i più cari e gentili. Buona giornata baci
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Una barzelletta che da noi a Bari funzioina SEMPRE!
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W Bari!
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Anche gtu di qui?
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Checcozzalone nelle vene!
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Si vede…
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Comunque è un fatto vero. Ester è la mia collega.
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Ma ti credo… solo che ricordi anche tu la barzelletta del vecchio che urlava Kit è murt!
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